A giugno 2009 è uscito il suo nuovo, incredibile libro. Il titolo è “La bellezza e l’inferno”, che è anche titolo della pièce che ora lo scrittore trentenne Roberto Saviano porta sul palcoscenico, al Teatro Piccolo di Milano. Un monologo in cui lo scrittore interpreta se stesso, facile ma anche difficilissimo, nel paradosso che è e rappresenta la sua attività e la sua vita.
Lui stesso, che dopo “Gomorra” vive una non-vita, si aggrappa tenacemente a un altro tipo di libertà, che è quella che mette nei suoi libri, scritti tra buie camere d’albergo, caserme, case diverse: “Scrivere, in questi anni, mi ha dato la possibilità di esistere e se qualcuno ha sperato che vivere in una situazione difficilissima potesse indurmi a nascondere le mie parole, ha sbagliato. Ho scritto in una decina di case diverse. Tutte piccolissime e buie. Le avrei volute più spaziose, luminose, ma nessuno me le fittava.”
E ora, per riappropriarsi della sua non-vita, Saviano va in scena - davanti a un pubblico vero - la sua stessa storia e la sua vita privata. Una carrellata di ricordi che affrontano e ripercorreno tanti momenti unici: l’incontro con il grande vecchio Enzo Biagi, i gol di Lionel Messi, le canzoni di “Mama Africa” Miriam Makeba, i pugili di Marcianise che vincono anche nel fango, le note di Petrucciani. E poi Stoccolma, all'Accademia dei Nobel, il ricordo dell’impegno e del sacrificio di Anna Politkovskaja, Roberto Saviano racconta come il talento sia la forma tramite la quale la bellezza resiste all’inferno.
Lo dice lo stesso Saviano “Il titolo […] vuole ricordare che da un lato esistono la libertà e la bellezza necessarie per chi scrive e per chi vive, dall'altro esiste la loro negazione: l'inferno che sembra continuamente prevalere […]”
La regia del monologo è di Serena Sinigaglia, quasi coetanea di Saviano, una generazione che può quindi esprimere una visione del mondo forse comune.
Dal 6 all'8 ottobre, al Teatro Studio di Milano e per due settimane, a febbraio, nel restaurato Teatro Grassi
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